"Non si può fotografare il teatro ma la sua teatralità, ossia l’unico soggetto fotografabile in questo contesto. Lo specifico che differenzia l’arte del teatro da tutte le altre arti è la cattura delle forze che deve avvenire in pubblico, in presenza di testimoni".
Claudio Morganti
Scopri di piùCome l'obiettivo cattura la luce, il teatro diventa catalizzatore delle menti, attraverso la recitazione, l'espressività degli attori e l'interpretazione della regia. Fotografando il teatro diventi parte dell'opera stessa, lasciando una testimonianza di ciò che per definizione è transitorio ed effimero...
Ma potenzialmente destinato ad essere ricordato per sempre.
Cerco di comprenderne sempre a fondo il messaggio per poterne trasporre efficacemente l'essenza.
Il mio impegno è nel catturare al loro apice le intensità dell'Espressione evidenziandone al contempo ogni possibile sfumatura.
L'attenzione maniacale nel congelare il gesto nel suo momento di maggiore significato interpretativo.
La filosofia della non invasività e altre precisazioni tecniche in merito alla fotografia di teatro.
Da piccolo, avrò avuto sette anni, mi regalarono il libro "Noi e il Teatro" della collana "Il club delle giovani marmotte". Fu subito passione, a otto anni organizzai la mia prima (e ultima) recita teatrale: a casa mia, nella mia stanza, un mantello improvvisato, il pigiama e la spada di carnevale. Attori io e altri due miei amici arruolati "a forza", per spettatori i nostri genitori, ovviamente paganti...
Nel 1998 la passione per la fotografia, cresciuta a suon di surrealismo tramite i testi di Andrè Breton, i dipinti di Tanguy e gli esempi stilistici di Wols, Brassai e Jodice. Nel 2001 ho vinto una borsa di studio per meriti artistici, una grande fortuna che mi ha permesso di frequentare i corsi biennali tenuti dall'Università dell'Immagine di Milano, scuola di formazione all'immagine multisensoriale, fondata dal fotografo di fama internazionale "Fabrizio Ferri".