Come catturare la gestualità e i movimenti degli attori nelle fotografie a teatro

Immortalare l’espressività dei volti può essere un lavoro macchinoso. Non è però niente in confronto alle complessità dei temi che si nascondono dietro alla cattura delle gestualità e dei movimenti del corpo.

Come fotografare i gesti a teatro

Non dimentichiamoci che il medium fotografico – nella maggioranza delle sue espressioni – è volto al “congelamento” del movimento, mentre “dal vivo” esso è invece, inesorabilmente: fluido.

Come possiamo evocare e rappresentare il movimento attraverso la forzata “staticità” di una fotografia? Le soluzioni esistono anche se possono essere "complesse". Qui la posta in gioco si fa alta: perché, per poter riuscire a far comprendere e a rendere partecipi dei significati espressi comunicati attraverso i movimenti, quegli "sfortunati" spettatori che non hanno potuto assistere (solo per il momento o in modo definitivo) allo spettacolo, è uno dei compiti - insieme alla "trasmissione mnemonica" del Teatro - più importanti della fotografia di scena.

Ricordiamoci che il teatro non si fotografa “solo” per mantenerne una memoria ma – anche – per “invogliare” il potenziale spettatore (nel caso di fotografie promozionali) a venire a vedere proprio il nostro spettacolo. In questo articolo tenteremo appunto d’illustrarvi quali sono i potenziali accorgimenti e le tecniche in grado di far percepire – nel miglior modo possibile – la “potenza espressiva dei gesti e dei movimenti corporei degli attori.

Stiamo parlando di due principali concetti di tecnica fotografica “diametralmente opposti”: congelare il movimento – oppure - illustrarne la sua evoluzione.

Staticità e dinamicità nella fotografia di teatro

Cercherò di descrivervi brevemente alcune delle tecniche per poter esprimere ed illustrare fotograficamente i movimenti nel teatro, tra il congelamento” del gesto e la rappresentazione del movimento.

Per un fotografo, sono l’allenamento dato dall’esperienza sul campo ma, sopratutto, l’istinto nel trovare il momento preciso del “congelare” il movimento nel suo periodo di massimo significato, gli ingredienti segreti per portare a casa un’ottima fotografia di teatro. Notate bene che non abbiamo usato il termine “culmine” come nel discorso sull’espressività, qui parliamo di “significato”.

L’altro grande ostacolo inerente alla rappresentazione del movimento nella fotografia di teatro è il doverlo rappresentare tramite le tecniche del “mosso”.
Qui la possibilità di ottenere soltanto scatti orrendi – con volti e movimenti “sfigurati” e incomprensibili – è sempre dietro l’angolo: sono pochi i fotografi al mondo che sanno fare del movimento in fotografia un’arte (a parte l’elemento “fortuna” in cui noi – maggior parte dei fotografi – speriamo continuamente).

Il teatro visto da fuori e il teatro visto da dentro

Spesso chi vede il teatro da fuori pensa che le complessità maggiori derivino dal testo, dalla recitazione vocale e dalle espressioni del volto, non sa quali profondi studi, allenamenti e ricerche personali si trovano dietro ai movimenti e alla gestualità del corpo.

Tutta questa complessa ricerca è per fare in modo che il “segno” espresso diventi il veicolo degli stati d’animo e dei pensieri impressi nel personaggio.

Se solo chi è presente a teatro riesce a ricevere e ad assaporare la complessità del messaggio portato dal gesto, come potrà il fotografo riuscire a trasmettere in un singolo scatto, tutta l’artisticità e la complessità di tutto il movimento?
descrivere l'ampiezza dei movimenti a teatro

L’ampiezza del movimento in fotografia si può esaltare effettuando delle variazioni del punto di vista e dell’inquadratura, in modo tale che sul piano dell’immagine l’arto che esegue il movimento si trovi in una particolare posizione, che ne enfatizzi il distaccamento rispetto al resto del corpo. Tutto il movimento dell’attore può essere sottolineato, rispetto al resto del gruppo d’attori, variando la profondità di campo.

La velocità del movimento si può esaltare attraverso l’uso di un mosso non troppo accentuato, oppure mettendo in comparazione il gesto con la tensione espressa dal volto degli attori.

Discorso similare anche per poter esprimere la forza del gesto: lo si può mettere in evidenza come sopra, contrapponendolo alla tensione espressiva del volto, oppure enfatizzando tramite la luce, il contrasto con la muscolatura dell’attore.

La precisione delle linee dei movimenti può essere messa in risalto sfruttando la contrapposizione, oppure l’imitazione delle traiettorie del gesto, nei confronti delle diagonali dell’immagine fotografica, oppure in relazione ad altre linee di potenza presenti nella scena. Queste linee in grado di condurre lo sguardo dell’osservatore si possono ritrovare, ad esempio, all’interno della scenografia, o tramite l’allineamento con la posizione e / o i movimenti degli attori sul palcoscenico.

Le manifestazioni d’equilibrio e il senso di coordinazione

Spesso in fotografia il voler “congelare” l’attore nei suoi momenti d’equilibrio può portare a delle fotografie troppo improbabili, immortalarli cosi come ci appaiono potrebbe essere innaturale e restrittivo. In fotografia non è così importante fissare gli equilibri, quanto far trasparire il percorso che ha portato a questo “stato di perfezione”.

Tutte queste manifestazioni del movimento scenico vengono al fine misurate in quello che diventa il senso di “armonia” ed “equilibrio” globale espresso dagli attori.

fotografare l'equilibrio a teatro
L’equilibrio non riguarda soltanto (e non si percepisce solo) dai movimenti, la bravura nel destreggiare il proprio corpo viene espressa contestualmente alla capacità nell’equilibrare il proprio io individuale con il personaggio proposto dall’attore.

La gestualità e i movimenti divengono sempre più importanti: essi devono far trasparire – sopratutto in merito ad una fotografia dove il parlato non può essere registrato – le capacità interpretative, la destrezza nel far trasparire le emozioni, i pensieri e perché no, in una certa “sinestetica” misura, anche il “parlato” del personaggio.

Come fotografare la tensione nei gesti e nei movimenti dell’attore

Tensione fisica e tensione psichica nel gesto sono collegate, ovvero devono essere in sintonia. Solitamente nell’atto iniziale del movimento la tensione è spontanea, nei movimenti ripetuti successivi invece, la tensione è ricostruita, in qualche modo modificata.

Parte della complessità nella professione dell’attore sta proprio in questo: l’attore deve saper ricreare in ogni movimento sia la forma sia il contenuto, e non deve meccanicamente ripetere questa forma, poiché proprio nella tensione consiste la misura del contenuto del movimento.

La qualità dell’azione dipende da semplici parametri: veloce-lento, rigido morbido, forte-debole e così via. Il grado dell’azione dipende ed è nascosto proprio in queste caratteristiche dell’azione.

Sfruttare la frase plastica per fotografare al meglio

Come la frase del testo, la frase del movimento ha un inizio, uno sviluppo e una conclusione. In fotografia bisogna cercare di comprendere quali sono i segnali corporei (del corpo ma anche del volto) che fanno presagire quando l’attore sta per intraprendere la posizione di inizio del movimento, primariamente per metabolizzare come egli porta a termine il proprio moto, per poi poter fotografare al meglio e nei tempi esatti.

fotografare le pose a teatro

Ogni attore si prepara e porta a termine i movimenti in un modo tutto suo, l’abilità del fotografo di teatro sta prima di tutto nella capacità di osservare singolarmente ogni attore, e costruirsi degli “appunti mentali” relativi al loro particolare modo di costruire i movimenti. Fatta questa operazione preliminare, sarà più facile poter cogliere e fotografare i movimenti nei loro momenti maggiormente rappresentativi.

Un movimento scenico non è solo un tramite per arrivare dalla posizione “A” alla posizione “B”, attraverso il movimento l’attore esprime le emozioni del personaggio, l’esempio più semplice: un movimento “morbido” esprime qualcosa di molto diverso da un movimento fulmineo e improvviso, l’attore si esprime anche nel grado di tensione del corpo, la sua abilità la puoi vedere anche da come riesce a controllare la propria percezione del movimento, sia nei confronti del proprio baricentro, sia nel modo in cui intende essere “percepito” dal pubblico.

Il movimento non è solo quello del corpo, anche la respirazione fa parte dei movimenti. Riuscire a trasporre il modo di respirare di un’attore in una fotografia è una delle sfide più invitanti in teatro: le condizioni ideali per questo tipo di fotografia sono i momenti più “concitati” e la possibilità di avere a disposizione un ottimo controluce per poter effettivamente “congelare” il respiro sul fotogramma.

A teatro gli attori devono muoversi in “modo” che il loro gesto sia interessante agli occhi dello spettatore. Si tratta di suscitare un interesse creativo, perché ogni gesto, anche il più insignificante , deve trasmette al pubblico una determinata informazione.

preparazione del movimento in teatro
Il momento di quiete, quando l’attore pensa e prepara o movimento, quel momento può essere mille volte più espressivo del movimento vero e proprio.

Rappresentare in modo efficace il movimento in teatro, attraverso delle fotografie “inesorabilmente statiche” è anche essa una forma d’arte. Il fotografo non deve dimenticare che non sta semplicemente registrando una somma di eventi, sta per fornirne un’interpretazione. Come l’attore interpreta il suo personaggio sul palcoscenico, anche il fotografo “interpreta” ciò che sta provando attraverso i suoi sensi: può permetterci di comprendere ed esaltare ciò che abbiamo davanti - oppure fallire – e limitarsi a fare una sequenza di click, troppo spesso VUOTI.

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